I domiciliari a Gavi di Massimo Diotti
Il nome di Massimo Diotti, broker albese oggi ai domiciliari, riecheggia da giorni tra le colline del Gavi. Secondo l’accusa della Procura di Asti, l’uomo avrebbe trasformato in investimenti immobiliari e terreni agricoli i risparmi dei suoi clienti, convinti di affidarli a strumenti finanziari redditizi. In realtà, quei fondi sarebbero stati utilizzati per acquistare e ristrutturare cascine e vigneti in Val Lemme, cuore del Gavi docg.
Le proprietà acquistate nel gaviese
Il fulcro della vicenda, per la comunità locale, è rappresentato dalle proprietà rilevate da Diotti negli ultimi anni. Nel 2016 aveva acquistato la Cascina Palazzina a Rovereto di Gavi, circa cinque ettari di vigneti lungo la provinciale 160, non distante dal Lemme. Lì aveva creato cantina e strutture produttive, dando vita a un’azienda agricola iscritta al Consorzio di tutela del Gavi, con etichette che comprendevano anche il Timorasso. Oggi proprio quella cascina, valutata oltre un milione e mezzo di euro, è oggetto del sequestro preventivo disposto dai magistrati: insieme alle vigne, ai macchinari e ai mezzi agricoli, costituisce il cuore dell’inchiesta.
La cascina a Francavilla
Due anni più tardi il broker aveva messo le mani anche sulla Cascina Roma a Francavilla Bisio, tenuta di fine Ottocento trasformata in bed & breakfast, immersa nel bosco e circondata da ettari di Cortese. Un tempo sede di feste e centri estivi, era stata riconvertita da Diotti in struttura ricettiva sotto il marchio «San Matteo Vineyards», che riuniva le sue attività agricole tra Gavi, Francavilla, San Cristoforo e Capriata d’Orba. In totale, oltre trenta ettari vitati, acquisiti in pochi anni grazie a una crescita rapida e dispendiosa.
La vita ad Alba
Secondo le testimonianze raccolte, la sua figura ad Alba era controversa: c’è chi lo descrive come un uomo affabile e sicuro di sé, capace di convincere con promesse di guadagni facili; altri lo ricordano come eccentrico, pronto a ostentare ricchezza, arrivando a girare in Porsche rosa o in Harley Davidson. La fiducia di clienti e conoscenti sarebbe stata però ripagata con il più classico degli schemi Ponzi: i risparmi degli uni venivano usati per coprire i buchi con altri, fino al crollo inevitabile.
Ora le accuse di truffa aggravata e autoriciclaggio delineano un quadro pesante. Le denunce superano la ventina e gli avvocati delle presunte vittime parlano di ammanchi per diverse decine di milioni di euro. Nel frattempo, a Gavi e dintorni restano cascine e vigneti sequestrati.