La cessione da parte di Campari non toccherà Novi

La recente cessione da parte del gruppo Campari di due marchi storici del panorama liquoristico italiano, Averna e Zedda Piras, non avrà conseguenze sullo stabilimento di Novi Ligure. L’azienda, che mantiene in città la propria sede operativa, ha infatti trasferito a Illva Saronno i marchi, due stabilimenti produttivi – situati rispettivamente a Caltanissetta e ad Alghero – e una parte dei dipendenti legati alle due etichette.

 

L’operazione, che dovrebbe concludersi entro la metà del prossimo anno, rientra in una più ampia strategia di razionalizzazione del portafoglio del gruppo, orientata a concentrare risorse e investimenti sulle attività considerate maggiormente strategiche. In questa direzione si collocano anche le dismissioni previste nel corso del 2025, che riguardano i marchi Cinzano e Tannico, oltre a uno stabilimento in Australia. Tali operazioni consentiranno a Campari di ridurre l’indebitamento e di acquisire maggiore flessibilità finanziaria per sostenere lo sviluppo di brand chiave come Crodino e Aperol.

 

Gli introiti

Nel complesso, le operazioni di cessione già concluse hanno generato introiti per circa 210 milioni di euro. La vendita dei marchi Averna e Zedda Piras dovrebbe garantire da sola un apporto stimato intorno ai 100 milioni di euro. I due brand registravano vendite nette pari a 26 milioni di euro, con un margine di contribuzione – calcolato al lordo delle spese per pubblicità e promozione – di 17 milioni. Una scelta che è stata positivamente accolta anche dai mercati finanziari, come dimostrato dall’immediato rialzo del titolo Campari in Borsa.

 

 

Il legame tra Averna e Novi

Esiste inoltre un legame storico, seppur indiretto, tra Averna e la città di Novi Ligure. Circa trent’anni fa, infatti, il gruppo rilevò da Stefano Pernigotti la storica azienda dolciaria novese, che rimase sotto la sua gestione fino al 2012, quando venne ceduta al gruppo turco Toksoz. Quella operazione segnò la definitiva separazione tra la proprietà del marchio e il territorio. All’epoca, il gruppo Averna aveva fatto il proprio ingresso nella realtà dolciaria con un approccio prudente, rispettando l’impegno assunto con Pernigotti di non stravolgere l’identità dell’azienda, in quello che venne descritto come un vero e proprio patto fra gentiluomini.