Programmato uno sciopero dell’ex Ilva il 16 ottobre
Sale la tensione nello stabilimento ex Ilva di Novi Ligure, dove cresce la preoccupazione per le prospettive occupazionali e per l’incertezza legata alla vendita del gruppo siderurgico. Dopo settimane di assemblee e mobilitazioni, i sindacati hanno annunciato uno sciopero generale di tutti gli stabilimenti per il prossimo 16 ottobre. L’iniziativa, proclamata da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, arriva come risposta alle indiscrezioni sulle offerte di acquisto presentate dai fondi Bedrock Industries e Flicks e al perdurante silenzio del governo.
La proposta trapelata di Bedrock
Secondo quanto trapelato, la proposta di Bedrock prevedrebbe il mantenimento di soli 3.500 posti di lavoro a livello nazionale: 2.000 a Taranto e poco più di un migliaio complessivamente tra Novi Ligure e Genova. Numeri che, a fronte degli attuali 7.500 lavoratori tarantini, 2.000 a Cornigliano e circa 550 a Novi, vengono considerati dalle sigle sindacali un drastico ridimensionamento, con la prospettiva di oltre 7.500 esuberi e gravi ripercussioni sull’indotto.
Allarme a Novi
A Novi, dove l’impianto rappresenta un presidio produttivo cruciale per l’economia locale, il clima è di forte allarme. Maurizio Cantello, segretario provinciale della Fiom, ha definito il piano di Bedrock “in linea con la logica dei fondi di investimento, che risanano per rivendere senza veri piani industriali”, sottolineando la necessità di un coinvolgimento diretto del governo e di un progetto europeo per il rilancio della siderurgia. Sulla stessa linea Alberto Pastorello (Uilm), che parla di “fallimento della politica industriale e della siderurgia nazionale”, e Luigi Tona (Fim), secondo cui “un piano che taglia oltre settemila posti non è rilancio ma smantellamento”.
Le parole dei sindacati
I segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm – Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella – hanno condannato con forza la mancata trasparenza sul processo di vendita, denunciando di aver appreso solo tramite la stampa i contenuti delle offerte. “È inaccettabile il silenzio di Palazzo Chigi – affermano – che non ha ancora convocato un tavolo sulla chiusura del bando e sulle proposte presentate”. I sindacati criticano inoltre la gestione unilaterale della cassa integrazione straordinaria, che avrebbe “interrotto le relazioni costruite fino a oggi” con il Governo.
Una situazione precaria
Da mesi, la situazione degli impianti ex Ilva appare sempre più precaria. A fronte di promesse sullo sviluppo dell’acciaio “green”, sui forni elettrici e sui progetti di decarbonizzazione, i commissari straordinari continuano a gestire l’ordinario tra ristrettezze finanziarie e nuovi tagli. I 200 milioni di euro stanziati a giugno sono stati giudicati dai sindacati un semplice palliativo per un sistema industriale in sofferenza.
Lo sciopero del 16 ottobre rappresenterà dunque un momento di svolta: una mobilitazione nazionale per chiedere chiarezza, trasparenza e un impegno concreto del Governo, chiamato a “assumere la guida dell’ex Ilva con un forte intervento pubblico che accompagni la transizione e il rilancio di un’azienda ormai al collasso”.