Ieri in città la riunione del tavolo di crisi.
Un comparto strategico per l’interesse nazionale, una vertenza che va affrontata in modo sistemico, con responsabilità e visione d’insieme per tutelare i lavoratori e difendere il tessuto produttivo.
È il messaggio che arriva dal tavolo sulla situazione degli stabilimenti piemontesi di ex Ilva, riunitosi ieri a Novi alla presenza del Direttore generale di ILVA in amministrazione straordinaria Francesco Zambon, del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, del vicepresidente e assessore al Lavoro Elena Chiorino, dell’assessore alla Logistica Enrico Bussalino, del sindaco di Novi Rocchino Muliere e del vicesindaco di Racconigi Alessandro Tribaudino, insieme ai rappresentanti sindacali e delle RSU.
Un documento sottoscritto da tutti i partecipanti al tavolo sarà trasmesso nei prossimi giorni al Governo nazionale.
Al centro del testo, cinque punti chiave condivisi da istituzioni e parti sociali: la strategicità dell’asset siderurgico, legato a doppio filo al futuro del sito di Taranto; l’unità d’intenti per un approccio complessivo e nazionale alla crisi; l’apertura a investimenti produttivi, purché finalizzati al rafforzamento e alla decarbonizzazione dell’intero gruppo; la tutela dell’occupazione, che deve restare al centro di ogni proposta industriale e deve rispettare precise tempistiche e il ruolo delle politiche attive del lavoro e della formazione come strumenti per accompagnare le trasformazioni tecnologiche del settore.
Intanto, mentre l’attenzione è sul 12 agosto, data in cui si chiarirà l’eventuale adesione di Taranto al piano di programma interistituzionale, le preoccupazioni restano alte.
Lo stabilimento di Novi, infatti, è fermo per ferie forzate dal 14 luglio fino al 31 agosto, con oltre 550 lavoratori coinvolti, senza contare l’indotto.