Il focolaio di aviaria in provincia di Alessandria
È stato confermato un focolaio di influenza aviaria in un allevamento avicolo del Monferrato, in provincia di Alessandria. Le autorità sanitarie regionali e nazionali sono al lavoro per circoscrivere l’infezione e determinarne l’origine, mentre proseguono le indagini epidemiologiche condotte dai veterinari dell’Asl Alessandria in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
La segnalazione è giunta dai tecnici dell’azienda agricola, che hanno rilevato una moria anomala tra le galline e informato tempestivamente i servizi veterinari competenti. L’intervento rapido ha consentito di attivare subito le misure di contenimento previste dalla normativa: isolamento del focolaio, campionamenti e controlli negli allevamenti del territorio circostante.
30mila galline da abbattere
L’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha assicurato che «la situazione è sotto controllo e viene monitorata costantemente», sottolineando che tutte le procedure sanitarie sono state immediatamente attivate per prevenire la diffusione del virus. Secondo quanto riferito dall’assessorato, gli animali ancora presenti saranno sottoposti ad anestesia tramite gas, per evitare ulteriori sofferenze. Si stima che la perdita complessiva ammonti a circa 30 mila capi, per i quali è previsto un risarcimento rapido agli allevatori.
Parallelamente, le autorità veterinarie stanno monitorando il personale entrato in contatto con gli animali. In via precauzionale, lavoratori e veterinari saranno vaccinati contro l’influenza stagionale e tenuti sotto osservazione per quindici giorni dai medici della sanità pubblica dell’Asl Alessandria.
Ogni fase dell’intervento è coordinata con l’unità di crisi della Regione Piemonte, che nella mattinata odierna si è riunita insieme al Ministero della Salute e al Centro di referenza nazionale per definire le misure da attuare in base alle disposizioni di legge.
La causa migratoria
Gli esperti dell’Istituto Zooprofilattico spiegano che l’andamento del contagio rientra in cicli già osservati negli anni precedenti e che il focolaio potrebbe essere correlato al passaggio di uccelli selvatici, spesso portatori resistenti del virus.
Le prime analisi trovano riscontro anche nelle osservazioni dei guardiaparco delle Aree protette del Po e dell’Orba, che negli ultimi anni hanno rilevato variazioni nei flussi migratori dovute ai cambiamenti climatici. Le temperature più elevate e la proliferazione di insetti avrebbero modificato le rotte di alcune specie, come il Gruccione africano e il Nibbio bruno, sempre più presenti nel territorio piemontese.
Il nuovo caso si inserisce in un quadro più ampio di ricomparsa ciclica dell’influenza aviaria, già riscontrata negli ultimi anni in diverse aree del Nord Italia: nella provincia di Cuneo nel 2022, in quella di Torino nel 2024 e, in contemporanea al focolaio del Monferrato, in tre allevamenti del Veneto.
Le autorità ribadiscono che la situazione è costantemente sotto controllo e che le misure di biosicurezza adottate mirano a garantire la salvaguardia della salute pubblica e la tutela del comparto avicolo regionale.