Il caso del fango tra Lavagnina e Gorzente a Bruxelles

Il caso della Lavagnina finisce ufficialmente sotto la lente dell’Unione Europea. In risposta a un’interrogazione parlamentare presentata dall’eurodeputato Gaetano Pedullà (Movimento 5 Stelle), la Commissione europea ha ribadito che gli Stati membri sono tenuti a proteggere con rigore i siti della Rete Natura 2000, come quello del torrente Gorzente, nel cuore dell’area protetta Capanne di Marcarolo. Il riferimento diretto è agli sversamenti di fango avvenuti nel 2024 a valle della diga della Lavagnina, nel Comune di Casaleggio Boiro, che hanno alterato gravemente l’habitat fluviale.

Il commissario europeo per l’Ambiente, Jessika Roswall, ha precisato che la Commissione continuerà a monitorare da vicino la situazione e che, qualora necessario, potrà valutare l’adozione di ulteriori misure. “Gli Stati sono obbligati a sottoporre a valutazioni d’impatto ambientale approfondite tutti i progetti che potrebbero avere conseguenze significative su questi habitat protetti”, ha ricordato Roswall, sottolineando che anche l’Italia ha recepito queste norme nella propria legislazione nazionale, così come la Regione Piemonte.

 

 

Arpa, Iren e le parole di Pedullà

Secondo quanto riportato dall’Arpa, le operazioni di svuotamento del bacino artificiale della Lavagnina – necessarie per i lavori di manutenzione alla diga centenaria, che alimenta una centrale idroelettrica gestita da Iren – hanno comportato il rilascio incontrollato di decine di migliaia di metri cubi di sedimenti. I fanghi hanno invaso i corsi d’acqua del Gorzente e del Piota, trasformando acque cristalline in flussi torbidi e compromettendo la fauna ittica e l’intero ecosistema bentonico.

“Si tratta di un importante passo avanti nella battaglia per la tutela del nostro territorio”, ha dichiarato Pedullà, che ha denunciato il mancato rispetto delle prescrizioni ambientali da parte di Iren, tra cui la costruzione di una barriera di contenimento per i fanghi. Nonostante la valutazione ambientale eseguita dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese, le misure previste non sarebbero state attuate, anche a causa del maltempo.

 

Le sanzioni e l'avvio del cantiere

Al momento, Iren e i responsabili del cantiere sono stati sanzionati con una multa di 30 mila euro, ma le sanzioni sono state impugnate e i procedimenti per il ripristino dei luoghi risultano ancora in fase di stallo, anche per l’assenza di un’ordinanza di sospensione dei lavori. Nel frattempo, il lago artificiale della Lavagnina è stato nuovamente svuotato dopo le recenti piogge, in attesa che il fondale si solidifichi per permettere l’avvio del cantiere. Resta da realizzare anche l’avandiga, infrastruttura necessaria per contenere il dilavamento a valle, che Iren sostiene non sia stata ancora costruita per via delle condizioni meteo avverse.

Nelle prossime ore è previsto un incontro in Provincia tra enti locali e il comitato cittadino nato per chiedere la bonifica dei torrenti. La situazione continua a preoccupare anche le associazioni ambientaliste: Legambiente Ovadese, nei giorni scorsi, ha rinnovato la richiesta d’intervento al ministero dell’Ambiente. “Il fango sta nuovamente invadendo i torrenti, provocando una nuova moria di pesci”, ha dichiarato la presidente Michela Sericano. Tuttavia, l’associazione attende ancora risposte da Roma in merito alla segnalazione inoltrata già nel luglio 2024.

 

Foto di Legambiente dell'ovadese.