Ecco perché Walcor e Pernigotti si trovano ormai in rapporto di stretta parentela.

 Il Tribunale di Cremona, nei mesi scorsi, ha omologato il concordato preventivo in continuità di Walcor che era stato ammesso alla procedura nell’aprile 2021.

 

Il decreto di omologa è arrivato a valle del voto dei creditori che hanno approvato a larga maggioranza il piano concordatario che vede l’ingresso nel capitale con una quota di maggioranza di Lynstone SSF Holdings, che fa capo a JP Morgan, la società che ha firmato il preliminare per l’acquisto di Pernigotti.

 

Il piano  è partecipato dai creditori, affiancato dal Fondo di Salvaguardia di Invitalia. Nel dettaglio, il piano prevede un investimento complessivo di oltre 25 milioni di euro. Così divisi: 10,6 milioni di euro da parte dell’investitore privato JP Morgan e 10 milioni di euro da Invitalia attraverso il Fondo di salvaguardia. A queste risorse si aggiungono anche 5,1 milioni di euro di investimento dell’attuale socio dell’azienda cremonese, dove lavorano complessivamente circa 400 persone. Questo è quanto a succeso alla Walcor negli ultimi mesi.

 

La banca d’affari statunitense ha preso, mediante il veicolo Lynstone Ssf holdings, la quota di maggioranza dell’impresa cremonese, con il traguardo “di riportarne l’Ebitda in positivo e di tornare al fatturato di 60 milioni di euro precedenti alla crisi.”

 

La logica deduzione è che se  Lynstone SSF Holdings compra Pernigotti. Walcor e Pernigotti saranno legate a doppio filo. Ad ulteriore conferma in questi giorni, tra Walcor e Pernigotti, è stato sottoscritto un accordo di collaborazione, che prevede la commercializzazione di prodotti a marchio Pernigotti da parte della Walcor.

 

(red)