Una querelle sull'Ici da rimborsare al Comune di Novi che dura da 25 anni

La lunga disputa legale tra il Comune di Novi Ligure e il Ministero dell’Interno in merito a un rimborso di 925 mila euro legato all’Ici (Imposta comunale sugli immobili) è destinata a tornare dinanzi alla Corte d’Appello. La Corte di Cassazione, intervenuta dopo anni di contenzioso, ha infatti annullato la precedente sentenza di secondo grado, disponendo un nuovo esame del caso da parte dei giudici torinesi. L’origine della vicenda risale all’anno 2000.

 

Il caso

All’epoca era in vigore l’Ici, successivamente sostituita dall’Imu nel 2012. A seguito di modifiche normative, alcuni Comuni italiani – tra cui Novi – subirono una riduzione delle entrate derivanti dagli immobili classificati nella categoria catastale D, ovvero quelli a destinazione produttiva.

 

La legge finanziaria del 2000 aveva tuttavia previsto un meccanismo compensativo, stabilendo l’erogazione di contributi statali a favore degli enti locali penalizzati. A tal fine, nel 2002 fu emanato un decreto ministeriale che definiva i criteri di ripartizione delle somme. Il Comune di Novi, tra il 2003 e il 2009, ha avanzato richieste di rimborso per un importo complessivo di circa 925 mila euro, in linea con le disposizioni previste.

 

Le modifiche dei criteri di calcolo

Successivamente, il Ministero dell’Interno ha modificato i criteri di calcolo, revocando di fatto le somme originariamente riconosciute. La decisione ha coinvolto diversi enti locali, spingendo numerosi Comuni – con il coordinamento dell’Anutel (Associazione nazionale degli uffici tributi degli enti locali) – a promuovere un’azione legale collettiva contro il Ministero.

 

Novi ha aderito all’iniziativa nel 2015, sottoscrivendo un protocollo d’intesa con Anutel. I tentativi di mediazione extragiudiziale, protrattisi per due anni, si sono rivelati infruttuosi. Nel 2017 è stato dunque avviato un contenzioso presso il tribunale ordinario, che nel 2020 si è concluso con un pronunciamento favorevole al Ministero.

 

La decisione della Corte d'Appello del 2023 e gli ultimi sviluppi

La decisione è stata tuttavia riformata in appello: nel 2023 la Corte d’Appello di Torino ha riconosciuto il diritto del Comune a ricevere l’intera somma richiesta. A seguito della nuova sentenza, i Ministeri dell’Interno e dell’Economia hanno proposto ricorso in Cassazione.

 

Nel marzo di quest'anno però, la Suprema Corte ha accolto le ragioni dei Ministeri, annullando la sentenza d’appello e disponendo un nuovo giudizio di secondo grado. La prima udienza è già stata fissata per il prossimo 6 giugno. La Cassazione, nel merito, ha inoltre ridimensionato l’importo eventualmente spettante al Comune, riducendolo a circa 826 mila euro.

 

La causa continuerà a essere seguita dall’avvocata Rosina Maffei del foro di Napoli, incaricata da Anutel sin dal 2015. L’amministrazione comunale ha previsto un costo di 25 mila euro per la prosecuzione del procedimento.