Il punto sulla crisi dell'ex Ilva
L’estate si preannuncia critica per l’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria, al centro di una crisi industriale che rischia di avere ripercussioni profonde sul tessuto produttivo nazionale. A Roma è stato firmato un nuovo accordo per l'estensione della cassa integrazione a rotazione, che porterà da 3.000 a 4.000 i lavoratori coinvolti, 175 dei quali solo nello stabilimento di Novi Ligure. Un passaggio che, pur necessario, viene percepito dai sindacati come una misura tampone in un contesto sempre più fragile.
Il punto tra Ministero e sindacati
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha recentemente incontrato le rappresentanze sindacali per fare il punto sulla situazione. Il quadro delineato è tutt’altro che rassicurante: pende una sentenza del Tribunale di Milano sul procedimento AIA, attesa per metà luglio, che potrebbe incidere pesantemente sul futuro produttivo del sito di Taranto. Inoltre, restano irrisolte le criticità legate all’insediamento di un rigassificatore nella stessa area, ritenuto indispensabile dai potenziali investitori – tra cui Baku Steel, Jindal Steel e Bedrock Industries – per avviare un processo di decarbonizzazione e rilancio produttivo.
Le difficoltà a Novi
Le difficoltà non si limitano al sito tarantino. A Novi Ligure, le RSU hanno ricevuto comunicazione che da metà luglio il reparto chiave dell’impianto, il "Decatreno", esaurirà la materia prima da lavorare. Di conseguenza, anche gli altri reparti si fermeranno progressivamente, avviando una nuova fase di cassa integrazione generalizzata. I sindacati denunciano una situazione sempre più insostenibile: interventi di manutenzione rinviati per mancanza di fondi, piani industriali assenti e comunicazioni ministeriali definite "surreali".
Per Acciaierie d'Italia prosegue il confronto
Acciaierie d’Italia, da parte sua, conferma che il confronto con i partner internazionali prosegue in un clima costruttivo. L’azienda ribadisce che il nodo cruciale per il futuro dello stabilimento di Taranto resta la realizzazione del rigassificatore, infrastruttura strategica per abilitare l’impianto DRI (Direct Reduced Iron) e avviare una transizione verso una produzione siderurgica a basso impatto ambientale.
Le parti sociali chiedono ora un salto di qualità nell’interlocuzione istituzionale: «Serve un tavolo permanente a Palazzo Chigi – dichiara la Fim Cisl – con il coinvolgimento di tutte le istituzioni locali». Per la Fiom Cgil, «è inaccettabile che decisioni così rilevanti vengano comunicate senza un vero confronto politico». E la Uilm ribadisce la necessità di garantire continuità produttiva a Novi e Genova, anche indipendentemente dalla produzione tarantina, affinché i ricavi possano sostenere l’intero gruppo.
La sorte del più grande polo siderurgico europeo resta dunque appesa a decisioni complesse, che intrecciano temi industriali, ambientali e strategici. E mentre l’acciaio italiano rischia di fermarsi, il Paese attende risposte concrete.
Nel numero di Panorama di Novi online lo speciale di approfondimento a cura di Maurizio Iappini. Per leggere il nuovo numero basta aprire la pagina principale del sito e cliccando il tasto “Leggi l’ultimo numero del giornale” avrete accesso allo sfogliatore.
Se non avete ancora effettuato la registrazione, dopo avere premuto sul tasto “Leggi l’ultimo numero del giornale”, si apre la prima pagina: ancora un click ed ecco la schermata nella quale va inserito l’indirizzo di posta elettronica e la password creata seguendo le indicazioni ricevute.