Sogin: tutte le tappe della vicenda in attesa dei prossimi sviluppi

Partiamo con un dato di fatto. Per quanto riguarda la vicenda Sogin, bisognerà aspettare fine novembre per avere ulteriori novità. Infatti, la fine dei lavori è prevista per l’ultima settimana del mese. Solo a quel punto sapremo gli esiti del seminario e i futuri sviluppi. In attesa, ripercorriamo una vicenda che ha coinvolto Novi e il suo territorio circostante negli ultimi giorni.

 

Il nodo della vicenda riguarda la costruzione di barriere, nove per l’esatezza, che dovranno impedire la fuoriuscita di materiale radioattivo nella zona dove ha sede l’azienda, a Bosco Marengo. La querelle tra Sogin e abitanti del paese, però, continua. Ieri vi è stato un incontro tra le due parti in causa, con il geologo dello stabilimento che ha cercato di tranquillizare i cittadini non solo di Bosco, ma anche dei comuni limitrofi, tra cui Novi.  “I rifiuti nucleari non saranno allo stato liquido e ci sarà una bassissima umidità. L’acqua dovrebbe superare nove barriere previste nel deposito e, nel caso, sarà realizzato anche un rilevatore”. Queste le parole di Michele Rosati, nella seconda e ultima sessione di incontri dedicati al Piemonte. Presenti gli enti locali, le associazioni e i comitati contrari al nucleare.

Amministrazione contraria

Il vice sindaco di Bosco, Claudia Bittolo si è detta contraria. “Il nostro Comune, quelli di Frugarolo e Novi hanno autonomamente fatto controlli che hanno dato un unico risultato convergente: in quelle zone non si può fare”. Novi che, tra l’altro, aveva in precedenza fatto sentire la sua voce tramite l’Assessore all’Ambiente, Roberta Bruno. “Le nostre ragioni sono tutte per il NO” aveva dichiarato pochi giorni fa. Una dichiarazione secca, che non lascia spazio ad interpretazioni. Novi e Bosco Marengo, quindi, sono sulla stessa linea.

Le parole di Molinari

Nel pomeriggio di ieri, alla Camera, è intervenuto Riccardo Molinari, onorevole della Lega. Anch’egli molto charo in merito alla querelle Sogin. “Il Ministro Cingolani ha confermato che il management Sogin era a conoscenza della mozione sui criteri di individuazione del sito per il Deposito nazionale delle scorie radioattive. L’importante ora è che si prenda atto che nessuno dei siti piemontesi indicati da Sogin è in realtà idoneo ad ospitare il deposito”. Questo il cuore del suo discorso.

 

“La mozione fu ampiamente e sostenuta, proprio perché contenente credo criteri di esclusione oggettivi e condivisi. Ad esempio per i siti Unesco, per la pressione ambientale, per i territori agricoli di pregio e per questioni legati alla ricchezza delle falde acquifere” . Ha concluso Molinari. Ora, non resta che aspettare le prossime settimane per conoscere gli esiti di una vicenda che sembra non essere ancora giunta ad una conclusione.