Peste suina, in val Borbera non si fermano le proteste per le ultime direttive

Il caso peste suina continua a preoccupare. Soprattutto dopo gli ultimi divieti emanati pochi giorni fa. Divieti che hanno provocato la protesta della Associazione Albergatori e Ristoratori delle Valli Borbera e Spinti.

 

Nel nostro territorio, infatti, la zona dell’intera valle resta senza dubbio quella maggiormente interessata dagli effetti della malattia, che ha già registrato alcuni decessi di cinghiali nella provincia. La preoccupazione maggiore resta quella del possibile contatti con gli allevamenti di suini.

 

Il lockdown del parco

Fatto salvo il taglio della legna, vietata qualsiasi attività boschiva. Un vero e proprio lockdown che durerà, secondo il presidente Aree Protette Appennino Piemontese, almeno per due settimane. Esiste un problema, però. La presenza dell’uomo, che potrebbe spaventare i cinghiali e costringerli a spostarsi verso altri territori. Con il rischio di espandere il morbo.

 

La protesta della valle

Chiudere il parco, anche nel periodo invernale, significherebbe un’ulteriore colpo al turismo valliggiano, messo in ginocchio da, ormai, due anni di pandemia. Qualche giorno fa avevamo pubblicato la lettera dei ristoratori, a firma Michele Negruzzo. Ma la protesta monta anche sui social. Molti abitanti dei piccoli borghi borberini non ci stanno. Criticano le decisioni prese dalla Regione, considerata talmente distante dalla valle, geograficamente e non solo, da non comprendere i reali bisogni degli abitanti. Tanti i gruppi Facebook e i privati cittadini che stanno cercando di “fare rete” per unirsi alla protesta.

 

Dai ristoratori agli albergatori, agli organizzatori di camminate. Dai negozianti agli agricoltori, fino a chi vive e gode la val Borbera da comune cittadino, innamorato di quei luoghi. “Ascolateci e coinvolgeteci nelle vostre decisioni”. Sembrano urlare da Vignole a Carrega. Vedremo se il loro grido di ascolto arriverà o meno tra i palazzi di Alessandria e Torino.