Continuano i casi di peste suina nel territorio

 

Sono diventati sette i casi di peste suina nell’ovadese. Ultimo colpito è Tagliolo Monferrato, e arriva anche la conferma di altri tre suini colpiti a Voltaggio. Nel mentre il governatore Cirio ha deciso di vietare la caccia in tutta la provincia di Alessandria. La “zona infetta” estesa dal ministero della Salute anche alla Val Borbera. Sono 78 i Comuni piemontesi, 36 i liguri, per un totale di 114.

 

Confagricoltura Piemonte ha chiesto ad Alberto Cirio, agli assessori alla sanità Luigi Icardi e all’agricoltura Marco Protopapa di aprire un confronto con le organizzazioni agricole. Questo al fine di individuare la possibilità di concedere, anche con interventi del governo nazionale, adeguate misure di ristoro alle imprese agricole danneggiate. Confagricoltura Piemonte ribadisce infatti l’assoluta necessità di un attento monitoraggio dell’evoluzione della situazione. Si devono attivare misure di prevenzione della diffusione del contagio e, parallelamente, un immediato piano di contenimento dei cinghiali per arginare l’emergenza.

 

Le parole di Coldiretti

 

Anche Coldiretti intervenuta sul serio argomento. “È fondamentale istituire al più presto un tavolo permanente regionale per condividere le problematiche e le azioni necessarie da mettere in campo. I casi accertati di Peste Suina Africana rappresentano un forte pericolo per il comparto suinicolo. Stanno generando una fase estremamente delicata in cui è necessario dare le giuste comunicazioni, in maniera puntuale ed immediata, alle imprese”. È quanto sostengono Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale nell’inviare in Regione la richiesta formale vista l’emergenza in atto.

Coldiretti continua intanto a lavorare a tutela della filiera suinicola piemontese e dei territori. Prosegue il confronto con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale, con l’Università di Torino e con il consorzio di ricerca Enetwild – finanziato dall’EFSA – che ha sviluppato un’app (iMammalia), già in uso con successo in Serbia ed oggi in Montenegro, con cui si possono segnalare animali vivi e carcasse.

 

Le preoccupazioni di Cia Alessandria

 

Il blocco della caccia disposto dalla Regione Piemonte preoccupa fortemente Cia Alessandria. L’Organizzazione teme che il provvedimento, che resta comunque un’azione obbligata per la sicurezza, tenderà a portare ad una proliferazione di capi di cinghiale. Cia Alessandria teme per i danni che deriveranno alle aziende agricole. La preoccupazione è volta anche agli allevamenti di suini che, in maniera indiretta, pagheranno pegno nonostante il pieno controllo dell’attività.

Commenta il vicepresidente provinciale Massimo Ponta: «La chiusura totale dell’attività venatoria è un problema anche per il contenimento delle altre specie, oltre il cinghiale, che causano danni in agricoltura. Auspichiamo che entro il 31 gennaio possa essere definita la reale situazione e l’effettiva portata dei capi infetti. Tutto questo sta generando danni ai nostri allevamenti. La chiusura della caccia può servire alla quantificazione del fenomeno con dati certi: se resterà limitata ad un periodo circoscritto, speriamo ci sia la possibilità di recuperare il numero dei capi abbattuti. Considerata l’emergenza, è il momento di gestire la questione dei selvatici in maniera differente da come fatto finora».

 

Ricordiamo che la peste suina non è trasmissibile all’uomo. Sarebbe però un gravissimo danno all’economia se dovesse diffondersi negli allevamenti.