L’impresa di Luigi Bagnasco
La scorsa settimana ha fatto parte di un team di otto subacquei, tutti italiani, che ha portato a compimento una spedizione di esplorazione del relitto dell’HMHS Britannic presso l’isola di Kea in Grecia in collaborazione con altre associazioni subacquee e Gabriele Paparo, Capitano di Corvetta della Marina Militare Italiana, attuale responsabile dello SDAI in Sardegna, già Capo della Scuola Subacquei e Palombari a La Spezia. Lui è Luigi Bagnasco, 57 anni, un impiego come consulente informatico, istruttore per immersioni fino a cento metri di profondità, da molto tempo residente a Novi.
Abbiamo ritenuto di sentirlo in merito a questa spedizione in quanto, come lui stesso afferma, è un po’ di nicchia perché si tratta di una spedizione subacquea, che se condivisa può essere la testimonianza di un’attività sportiva di un concittadino qualunque e potrebbe alimentare la passione e il rispetto per il mare.
Il racconto di Luigi Bagnasco
«La spedizione – esordisce Luigi Bagnasco – ha riguardato una nave della stessa famiglia del Titanic, tristemente noto per essere affondato a contatto con un iceberg portando con se molti passeggeri e membri dell’equipaggio. L’HMHS fu infatti, insieme ai gemelli RMS Titanic e RMS Olympic, uno dei tre transatlantici orgoglio della compagnia White Star Lines inglese, varato nel 1914. Allo scoppio della Prima guerra mondiale fu requisito dalla Royal Navy, utilizzato come nave ospedale ma nel novembre del 1916 si scontrò contro una mina tedesca e affondò.»
Luigi Bagnasco si lancia in un paragone e afferma che le spedizioni avente per oggetto l’HMHS sono come la cima dell’Everest o del K2 per un alpinista: «Questo sia per la profondità alla quale si trova il piroscafo e sia perché quel tratto di mare è oggetto di molto traffico da parte delle navi. Ma noi tutti componenti della spedizione siamo affascinati dai relitti perché dietro ognuno di loro c’è una storia di uomini e di tecnologia. Perché nel 1914 quando venne realizzato assieme all’Olympic costituiva il massimo dell’esperienza tecnologica dell’epoca. Dovevano essere delle navi con spola dall’Europa agli Stati Uniti anche perché allora non esisteva ancora un vero e proprio traffico aereo e quindi il grosso delle persone si spostava con le navi. C’è stato, da parte nostra l’interesse per quello che questa nave ha significato nella nautica e nella sua storia.»
Nel numero di Panorama di Novi online l’articolo a cura di Maurizio Priano. Per leggere il nuovo numero basta aprire la pagina principale del sito e cliccando il tasto “Leggi l’ultimo numero del giornale” avrete accesso allo sfogliatore.
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