Il museo di Carletto Bergaglio potrebbe tornare a Gavi

Le istituzioni locali hanno annunciato la volontà di riportare a Gavi l’originale Museo della Farmacia creato da Giuseppe “Carletto” Bergaglio, singolare collezione composta da centinaia di oggetti storici: clisteri, pitali, pappagalli in vetro e ceramica, irrigatori vaginali e numerosi strumenti farmaceutici d’epoca. Il nucleo della raccolta venne costituito nel corso di decenni, durante l’attività del farmacista presso Portacomaro, nell’Astigiano.

 

 

L’annuncio è arrivato in occasione della manifestazione “Gavi, il Forte, il Borgo” 2025, durante la quale è stata scoperta una targa commemorativa dedicata a Bergaglio, posizionata davanti alla sua ex abitazione in via Mameli. Alla cerimonia erano presenti rappresentanti dell’amministrazione comunale, della Regione, della Provincia e dell’ente turistico Alexala, oltre a diversi produttori del Gavi DOCG. Particolarmente significativa è stata la partecipazione dei membri dell’Ordine dei Cavalieri del Raviolo e del Gavi, confraternita fondata dallo stesso Bergaglio nel 1973, con il sostegno – tra gli altri – del compianto Enzo Tortora.

 

Il museo via da Gavi

Negli anni successivi, fu proprio attraverso la trasmissione televisiva “Portobello” che il farmacista fece conoscere la propria collezione al grande pubblico, presentando oggetti curiosi come il bidet da viaggio appartenuto alla regina Margherita. Bergaglio, scomparso nel 2005, lasciò disposizione testamentaria affinché il museo rimanesse nella sua città natale. Tuttavia, l’unica erede, la nipote Paola Negro, fu costretta a vendere lo storico palazzo di via Mameli, sede della collezione, a causa dell’assenza di sostegno da parte dell’allora amministrazione comunale e della Soprintendenza, che non ritennero possibile ospitare l’esposizione all’interno del Forte, nonostante la disponibilità di spazi.

 

Di fronte a tale mancanza di alternative, la collezione venne trasferita a Vercelli nel 2018 e donata al Museo della Farmacia Picciola. La donazione prevedeva due condizioni: che il nome di Gavi comparisse nella targa del museo insieme a quelli di Vercelli e Trieste – città d’origine di altri materiali esposti – e, soprattutto, che l’intera collezione di Bergaglio venisse effettivamente esposta. Tuttavia, ciò non si è mai verificato.

 

La volontà di riportare il museo a Gavi

Durante la cerimonia di domenica, Roberto Dellacasa – esponente storico dell’Ordine dei Cavalieri del Raviolo e sostenitore della denominazione di origine controllata del Cortese di Gavi – ha manifestato pubblicamente, accanto a Paola Negro, l’intenzione di riportare la collezione a Gavi. Dellacasa ha spiegato che, a Vercelli, la raccolta non è mai stata esposta come richiesto espressamente da Bergaglio, venendo così disattese le condizioni poste al momento della donazione. Per tale motivo, ha dichiarato che l’obiettivo è il rientro integrale del materiale nel paese d’origine.

 

Resta tuttavia da affrontare la questione logistica: a Gavi mancano attualmente spazi adeguati. Secondo quanto riferito, il museo richiederebbe almeno 200 metri quadrati e dovrebbe poter accogliere anche antichi mobili di notevoli dimensioni. Dellacasa ha fatto sapere che nei prossimi mesi si intende avviare un confronto con le istituzioni per individuare una sede idonea. Ha inoltre sottolineato il valore della collezione, definendola un patrimonio unico nel Nord-Ovest d’Italia, eccezion fatta proprio per Vercelli.